Il Turco In Italia
G.Rossini
Teatro Regio, Parma December 1998
 
Rosario Gennaro
 
 
 
 
L'emozione all'ingresso e' stata grande. Per tanti motivi: la presenza in scena della mia cantante favorita (Mariella Devia), il trovarmi seduto nel famigerato loggione di Parma, finalmente riuscire a sentire dal vivo un email pen-pal come Alfonso Antoniozzi.  

L'orchestra Arturo Toscanini e il direttore (Rovaris) hanno subito 
raffreddato un poco l'entusiasmo. Una overture completamente priva di brio rossiniano suonata malissimo dagli orchestrali: gli strafalcioni dei fiati, soprattutto la tromba e i corni hanno fatto sollevare piu' di un mugugno fra i miei vicini in loggione. L'ingresso del coro certamente non ha migliorato le cose. Lo spettro di trovarmi in mezzo ad un rivolta loggionistica comincio' a sembrarmi sempre piu' reale.  

Ma e' bastato l'ingresso in scena della compagnia di canto a  
risollevare le sorti di una serata. Tutti bravissimi (con una  
eccezione). 

 
 
 
 
Senz'altro la regina della serata e' stata la Devia. Sappiamo tutti cosa aspettarci dalla Devia quando si tratta di canto, ma in questo allestimento del Turco la Devia stupisce tutti entrando in scena in una guepiere di seta rossa e pizzo nero. Con un look fantastico (quasi da supermodel :) la Devia rende piu' che giustiza al costume. Vocalmente la cavatina di ingresso e' un po' fredda, con degli acuti un po' corti e non completamente facili. Forse (s)vestita cosi' avra' avuto un po' di freddo, non so :) Ma e' bastato arrivare al duetto con Geronio per ritrovare la cantante per cui ero appositamente venuto a Parma. Acuti ritrovati, passaggi stupefacenti di coloratura e le fenomenali messe di voce con cui la Devia non finisce mai di stupirmi. 
Ma il duetto con Geronio, soprattutto il recitativo introduttivo, ha anche dato alla cantante l'opportunita' per una caratterizzazione perfetta della capricciosa e volubile Fiorilla. L'incanto e' continuato per l'intera opera fino all'incredibile scena finale, ormai uno dei cavalli di battaglia della Devia. Una combinazione perfetta di bravura vocale e delineazione psicologica del personaggio. Molto belle anche le cadenze usate dalla Devia (alcune scritte da Philip Gosset, ma manipolate dalla stessa Devia, altre come le variazioni nella scena finale direttamente composte da Rossini).
 
 
 

L'altro mattatore della serata e' stato senza dubbio Antoniozzi nel ruolo del Poeta Prosdocimo. La regia di Pizzi pone il Poeta al centro dell'azione teatrale, come una specie di burattinaio che tira le fila di tutti gli altri personaggi. Antoniozzi si e' chiaramente trovato a pieno agio in questo ruolo, saltando, correndo, ridendo, dirigendo gli ensemble in scena con un umorismo trascinante e senza mai che questa frenetica attivita' scenica si risentisse nel canto sempre perfetto e chiaramente nuovo erede 
della grande tradizione italiana del basso buffo. 

Il carisma della Devia e di Antoniozzi rischiava di oscurare i contributi degli altri cantanti, ma non e' stato cosi'. Pertusi, sempre piu' bravo e sempre piu' brillante ha portato in scena un ottimo Selim. Pratico', perfetto vocalmente nel ruolo di Geronio, ha creato una valida controparte umoristica per Antoniozzi (fantastica la scenetta fra i due in dialetto napoletano che ha interrotto l'opera). Anche la Carraro nel ruolo di Zaida ha apportato un solido contributo al successo vocale di questa performance. Dicevo di un'eccezione, il tenore Edwards con i suoi problemi di intonazione, e dal'approccio rude alla pur minima coloratura del ruolo di Narciso. 
 

Ma al di la' dei contributi personali, quello che ha colpito di piu' e' stato l'affiatamento della compagnia. Era chiaro a noi del pubblico che in scena i cantanti stavano divertendosi quanto (se non piu' di) noi. Approfittando delle feste natalizie e del fatto che fosse l'ultima recita, le improvvisazioni e gli scherzi non si sono contati. Dal momento in cui Selim ha interpolato "Maramao perche' sei morto" nell'ensemble finale e' stato tutto un ridere, con addobbi natalizi che apparivano in scena da tutte le parti, il turbante di Selim rimpiazzato da un cappello di Babbo Natale, e Fiorilla con in testa una stella cometa. Alla fine forse il ricordo piu' bello di questo Turco a Parma sara' sicuramente questo spirito goliardico e gioviale che sembrava sprizzare in scena da tutte le parti. 

Dicevo della regia di Pizzi. La direzione dei personaggi e'  stata (secondo me) quasi perfetta. Soprattutto i movimenti scenici di Fiorilla e del Poeta mi sono sembrati sempre appropriati ed in linea con il personaggio. La scenografia si basava su una profonda rotaia dentro la quale dei mimi spingevano piattaforme mobili che introducevano i personaggi o i vari pezzi di scenari. I costumi colorati e vivaci, e i dettagli della pur minima scenografia hanno creato l'atmosfera giusta. Ad essere
proprio pignoli, l'unica cosa che a tratti dava fastidio erano i lunghi periodi in cui la scena era completamente vuota.

 
 
Alcune curiosita': alla fine dell'opera durante le chiamate in scena un enorme cestino di fiori e' stato portato alla Devia e il resto della compagnia di canto ha intonato "Tanti auguri". Sapendo che il compleanno della Devia cade in Aprile sono rimasto un po' scombussolato. Il mistero si e' chiarito in camerino quando siamo stati informati che questa recita segnava il 25mo anniversario del debutto in scena della Devia. Tanti Auguri davvero!

In camerino sono riuscito ad incontrare per la prima volta Antoniozzi
dopo mesi di corrispondenza elettronica e anche la Devia davanti alla quale ero in un tale stato di ammirazione che non ricordo piu' cosa ho detto (spero solo di non aver fatto la figura del pesce lesso :)
 



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